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Marat, Jean-Paul.

Rivoluzionario francese. Appartenente a una modesta famiglia di origine sarda (il nome originario era Mara), ricevette la prima educazione dal padre, un ex prete cattolico trasferitosi in Svizzera e convertitosi al Calvinismo. A 16 anni lasciò la famiglia, trasferendosi dapprima a Bordeaux dove si impiegò come precettore, poi a Parigi (1762) dove si iscrisse alla facoltà di Medicina. Nel 1765 emigrò in Inghilterra dove esercitò la professione medica, conducendo inoltre varie ricerche di tipo medico-sociologico (sulle prigioni, sui manicomi, sugli ospizi) e pubblicò alcuni saggi di varia cultura, tra cui: Saggio filosofico sull'uomo; Le catene della schiavitù. Ritornato a Parigi nel 1766, fu nominato medico delle guardie del corpo del conte d'Altois, fratello del re. Perduto l'incarico alcuni anni dopo, si diede a un'intensa attività saggistica e nel 1780 pubblicò un Piano di legislazione criminale in cui denunciava la discriminazione di classe della legislazione penale vigente e chiedeva l'abolizione della pena di morte. Nel settembre 1789 diede vita al giornale l'"Ami du peuple" attraverso cui esercitò una larga influenza rivoluzionaria. Nello stesso anno pubblicò alcuni opuscoli di particolare efficacia, nei quali lanciava gravi atti d'accusa contro vari uomini influenti e assumeva posizioni decisamente antimonarchiche. Queste sue denunce e gli attacchi violenti gli procurarono l'inimicizia di importanti uomini politici, provocandone alcuni arresti e costringendolo in varie occasioni alla clandestinità e alla fuga in Inghilterra. Nell'agosto 1792 salutò con toni trionfalistici la caduta della monarchia e gli eventi dei mesi successivi segnarono l'apice della sua popolarità. All'inizio di settembre entrò a far parte del comitato di controllo della Comune e venne poi eletto deputato alla Convenzione. La sua nuova posizione gli consentì di esercitare una maggiore pressione politica, riuscendo a far pronunciare la condanna a morte di Luigi XVI e a intensificare la campagna contro i Girondini, denunciandone le collusioni con la monarchia. Nell'aprile 1793 i Girondini riuscirono a deferirlo al tribunale rivoluzionario da cui venne trionfalmente assolto; ebbe una parte di rilievo nella caduta dei Girondini (giugno 1793). Per quanto malato e costretto a un'attività politica molto ridotta, si volse contro i Montagnardi, accusandoli di moderatismo. Il 13 luglio fu assassinato con una pugnalata nel bagno da una giovane donna girondina, Charlotte Corday. Nel corso dell'Ottocento il nome di M. divenne simbolo di terrore sanguinario. Studi più recenti hanno invece presentato diversamente la sua figura di rivoluzionario e di teorico, illustrandone la concezione politica democratica, derivata in buona parte da Rousseau e maturata attraverso la conoscenza delle istituzioni rappresentative inglesi (Boudry, Svizzera 1743 - Parigi 1793).
Ritratto di Jean-Paul Marat